Teatro

Teatri di Pietra: PAPPOSILEIDE (28 luglio – Malborghetto)

L’incredibile sileno, essere semiferino, precettore di Dioniso, nel mito signore della fertilità e dell’ebbrezza, ispira questo lavoro.
I sileni sono divinità minori dei boschi, di natura selvaggia e lasciva, imparentati con i centauri e nemici dell’agricoltura, molto spesso assimilati ai satiri, tanto che il termine sileno viene anche usato per indicare un satiro anziano, chiamati anche papposileni.
Ma anche protagonisti indiscussi del dramma satiresco, particolare genere di spettacolo articolato in prologo, parodo ed episodi divisi da canti corali che metteva in scena storie mitiche con ironia e prendeva nome dalla presenza fissa di un coro di uomini travestiti da satiri, che alternavano momenti di recitazione teatrale a momenti di vivace danza .Â
Papposileide è la storia, in chiave contemporanea, di un gruppo sparuto di attori, interpreti e protagonisti involontari di un proprio dramma che, nello svolgersi, diventa “satiresco”. Animati dall’idea di una ” ribellione”,  invocano Spartacus e maledicono la propria esistenza sino a….
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Poco più sù delle pendici, per un incontro tra simili, è entrato il pensiero di Spartacus e della sua rivolta. In un ristoro sul Vesuvio, l’idea di uomo che con i suoi ideali e con la sua sete di giustizia sfidò il potere di Roma, ci illuminò… per poco.
Il tempo che la signora nel servirci esordisse con “facite teatro! Ma vuie site attori!” …
Tra lei contenta d’averci individuato, piatti e un effluvio di parole di ospitilità, il pensiero di Spartaco si ridusse di luminosità ed empatia.
Quel “facite teatro!” era  una stima benevola, ma anche un ambito, un perimetro e una misura dei presenti… Senza volerlo la signora  aveva “mitigato” i nostri pensieri più accesi di rivolta e ribellione riportandoli alla condizione ( o consapevolezza?) dell’attore… Al caffè, con “in questo momento, ci volesse un bello Spartaco… ” e un po’ di amarezza, si è conclusa la visione, già perché in teatro si procede per visioni.
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Tra rimandi e un infinito futuro di progetti da venire, quell’idea di ribellione e rivolta  non si è sopita ed è stata sufficiente la rilettura dell’intervista di quarant’anni fa, di Ghirelli a Pasolini, per dare sostanza ad una visione. Si parlava di Napoli come una tribù, di trasformazioni e di resistenza alle trasformazioni. Questa tribù ha deciso – in quanto tale, senza rispondere delle proprie possibili mutazioni coatte – di estinguersi, rifiutando il nuovo potere, ossia quella che chiamiamo la storia o altrimenti la modernità. È un rifiuto, sorto dal cuore della collettività … una negazione fatale contro cui non c’è niente da fare. Essa dà una profonda malinconia, come tutte le tragedie che si compiono lentamente, ma anche una profonda consolazione, perché questo rifiuto, questa negazione alla storia, è giusto, è sacrosanto.Â
Dell’epoca di mutazioni, artificiose e coatte, di società liquide o liquefatte, il teatro, vittima o colluso, ne fa parte e l’idea di rifiuto ad un cambiamento, elaborato altrove e distante tanto dal presente che dal passato, ha dato forma e senso a molte nostre “inquietudini”, teatrali e non. Dalla percezione dell’ingiustizia, dall’estraneità dei processi avviati, ignari o prepotenti verso ogni identità,  dal divario tra ciò che è e ciò che potrebbe e anzi dovrebbe essere, nasce la rivolta. Ora più che mai necessaria per scrollarsi da dosso quell’obsoleto malessere da comparsa di vite e storie altrui.
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Due le suggestioni che ci hanno accompagnato: quella di Camus «invece di uccidere e morire per produrre l’essere che non siamo, dobbiamo vivere e far vivere per creare quello che siamo»; e come contraltare Holloway, che sostiene che custodire «una dimora essenziale e non alienata nei nostri cuori» non sia una reazione sufficiente all’alienazione e che non si debba rinunciare a lottare qui e ora, insieme. In entrambi i casi – senza dottrine, regole o ricette, senza ideologie e ortodossie, senza cedere alla rassegnazione e senza incorrere in facili ottimismi – l’unica visione  è quella di costruire comunità parziali, capaci di separarsi con audacia dal pensiero unico e ricreare spazi forse solo temporaneamente liberati, isole di resistenza, piccole antisocietà fraterne e ribelli.
Il passo per un’identificazione delle comunità col gruppo di attori… è stato naturale e immediato.
Da questo è nato Papposileide.

Area Archeologica - Arco di Malborghetto danza/teatro/musica/poesia/paesaggio/visione/archeologia   28 Luglio 2018   MICHELANGELO COMPAGNIA/gruppo 79 PAPPOSILEIDE con Mario Brancaccio, Lello Giulivo, Simona Esposito, Maurizio Murano, Anna Spagnuolo, Patrizia Spinosi musiche Michele Boné0
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