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Donne, Smart Working e stereotipi di genere, i DATI della Fondazione Libellula

Lavoro, benessere ed emozioni in quarantena: stereotipi di genere che persistono nella suddivisione dei ruoli in famiglia, con le donne meno soddisfatte dell’esperienza di lavoro. I dati del sondaggio di Fondazione Libellula sull’esperienza di lockdown di lavoratori e lavoratrici

La cura della casa e dei figli sembra essere ancora una questione femminile, mentre l’uomo si è dedicato più delle donne a lavoro e relax. Durante l’isolamento le donne che non hanno lavorato (20,0%) sono più degli uomini (9,9%). Le donne hanno una visione del futuro più critica e hanno provato ansia e paura, molti uomini invece si sono sentiti rilassati.

Lockdown e smartworking sembrano aver fatto emergere, talvolta amplificandolo, il gap di genere esistente nelle relazioni familiari, nelle condizioni di lavoro e nei sentimenti prevalenti rispetto al futuro. Ad affermarlo sono i dati raccolti attraverso il sondaggio online promosso dalla Fondazione Libellula, organismo fondato da Zeta Service, che riunisce un network di oltre 30 aziende italiane impegnate nella lotta alla discriminazione e alla violenza di genere.

Al questionario – lanciato nella prima metà del mese di maggio – hanno risposto quasi 1.000 lavoratori e lavoratrici di qualsiasi azienda e settore, principalmente donne (82,8% contro il 17,2% di uomini), di età compresa tra i 30 e i 60 anni e circa la metà (52,4%) con figli/e. La maggioranza dei rispondenti durante la quarantena si trovava in alcune delle regioni più colpite dall’emergenza sanitaria, come Lombardia (58,2%), Emilia-Romagna (11,2%) e Piemonte (9,5%). Più della metà di chi ha partecipato al sondaggio ha un ruolo impiegatizio (53,6%), a seguire quadri (10,7%) e operai/operaie (8,0%).

La quarantena sembra aver rafforzato alcuni stereotipi di genere, per esempio quello che vede le donne impegnate nella cura della casa e dei figli (30,9% le donne che dichiarano di occuparsi prevalentemente loro dei figli, solo il 1,4% degli uomini intervistati dichiara lo stesso) e gli uomini soprattutto dediti al lavoro (l’83,9% dichiara di aver trascorso il loro tempo soprattutto lavorando). Persistono inoltre stereotipi che regolano la suddivisione dei ruoli e la vita in famiglia (es. È meglio privilegiare e tutelare il lavoro dell’uomo; È preferibile che sia la donna che si occupi dei bambini).

Durante l’isolamento la percentuale di donne che dichiara di non aver lavorato (20,0%) – cassa integrazione, attività interrotta o congedo parentale – è maggiore di quella degli uomini (9,9%). Al di fuori dell’orario lavorativo l’attività principale a cui si sono dedicate le donne sono state le faccende domestiche (47,7%, contro il 30,4% degli uomini), mentre quella degli uomini è stata l’intrattenimento come musica, film, tv, giochi e hobby personali (63,4%, contro un 35,1% delle donne). Le differenze tra i generi per queste attività aumentano sia in presenza di figli/e (“Faccende domestiche”: 53,6% donne, 23,6% uomini) sia considerando chi vive con un/una partner (“Intrattenimento”: 63,1% uomini, 31,3% donne).

I dati sull’organizzazione delle attività per chi vive in famiglia dimostrano che gli uomini danno la priorità al proprio lavoro più delle donne (38,3%, contro 28,3%) e che la presenza di figli/figlie modifica la priorità che le donne attribuiscono al lavoro (il dato femminile scende al 17,4%), mentre non intacca quella degli uomini (38,8%).

Per le donne tra le emozioni prevalenti durante l’isolamento vi sono state ansia, tristezza, frustrazione e paura. Molti uomini affermano di aver provato invece rilassamento o di non aver provato particolari emozioni. Il 51,7% delle intervistate che vivono da sole hanno provato tristezza (contro il 23,5% degli uomini che vivono da soli) e molte segnalano la solitudine come importante causa di stress. Significativa la percentuale di uomini che non si ritengono stressati (14,9%, contro il 5,7% delle donne) e quella, tra chi vive da solo, di chi ha provato serenità (41,2%, contro il 17,2% delle donne che vivono da sole). Tra i sintomi prevalenti provati da lavoratori e lavoratrici irritabilità, insonnia e agitazione (tutti provati in misura maggiore dalle donne). Il livello di stanchezza e carico mentale è percepito come aumentato soprattutto dalle donne.

La principale risorsa personale che le donne ritengono possa aiutarle per il futuro è il senso di responsabilità, quella degli uomini la capacità di risolvere i problemi e gestire le priorità.

Le principali azioni ritenute utili, da donne e uomini, per facilitare la ripresa in azienda: proseguimento e potenziamento dello smartworking, flessibilità oraria (ritenuta importante anche per gli uomini, ascolto delle esigenze dei nuclei familiari e strumenti ad hoc per entrambi i genitori, supporto concreto alle famiglie con bambini (baby sitter, campi estivi ecc.).

*** Fondazione Libellula è la fondazione di Zeta Service che ha lo scopo di promuovere la cultura per contrastare e prevenire la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. Ha in sé un network di aziende unite contro la violenza sulle donne che, grazie a Fondazione Libellula, fanno interventi di sensibilizzazione all’interno delle loro realtà. ***

FONTE ALESSANDRO MAOLA