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PASSAPORTO DIGITALE PRODOTTI: NECESSARIA LA ROAD MAP

PASSAPORTO DIGITALE PRODOTTI: NECESSARIA LA ROAD MAP

Passaporto Digitale dei Prodotti: Erion Textiles chiede un approccio congiunto tra aziende ed istituzioni

Le imprese dovranno strutturarsi per raccogliere e condividere dati affidabili, mentre i Consorzi dovranno supportarle nel costruire sistemi trasparenti e resilienti, anche con soluzioni comuni per i settori frammentati

Milano, 14 luglio 2025 – Dal 2027 sarà obbligatorio adottare il DPP (Digital Product Passport), una piattaforma di raccolta dati che fornirà informazioni dettagliate su tutto il ciclo di vita dei prodotti: dall’origine delle materie prime, alle quantità di contenuto riciclato, fino al loro grado di riparabilità e durabilità. Una sfida complessa soprattutto per le aziende che lavorano in settori con catene di fornitura globali e strutture decentralizzate, come quelle del tessile e dell’elettronica.

Secondo Erion Textiles , Consorzio del Sistema Erion dedicato alle aziende del settore tessile, affinché lo sviluppo e l’applicazione di questo strumento sia efficace è prioritario un approccio di sistema strategico e collaborativo da parte di tutta la filiera: dai produttori ai riciclatori, dai distributori agli attori logistici, fino ai consumatori. Inoltre, serviranno infrastrutture digitali, comuni standard, investimenti tecnologici e una chiara definizione dei ruoli lungo la catena produttiva . Da un lato le imprese dovranno strutturarsi per raccogliere e condividere dati affidabili, dall’altro i Consorzi dovranno supportarle nel reperimento delle informazioni e nello sviluppo di sistemi robusti per le dichiarazioni dei dati richiesti.

Questo è stato il tema al centro del webinar “ Digital Product Passport: opportunità e sfide per il Tessile ” promosso il 17 giugno 2025, da Erion Textiles. All’incontro, moderato da Raffaele Lupoli , Direttore di EconomiaCircolare.com, sono intervenuti Raffaele Guzzon , Presidente di Erion Textiles, Andrea Occhionero , Policy Manager per European Branded Clothing Association (EBCA), Marina Prados Espínola , Director of Public Affairs di The Policy Hub,Giulia Caldon , Business Developer & Sales Manager, EZ Lab Blockchain Solutions, Silvia Mazzanti , Sustainability Manager di Save The Duck e Niccolò Cipriani , Fondatore e CEO di Rifò.

“Il Digital Product Passport rappresenta un’opportunità straordinaria per il settore tessile, ma la sua realizzazione richiede la presenza di un fronte comune” – ha sottolineato Raffaele Guzzon , Presidente di Erion Textiles . “Gli elementi sul tavolo sono numerosi e complessi: dalla definizione tecnica, probabilmente basata su tecnologie blockchain per garantire l’immutabilità dei dati, alla creazione di infrastrutture digitali interoperabili. È fondamentale che tutti gli attori della filiera collaborino per la corretta introduzione di questa tecnologia. Infine, credo sia necessario che, a livello europeo, venga chiarito al più presto quali informazioni dovranno essere incluse nel DPP e che, in funzione di ciò, ha lasciato tempo alle aziende di adeguare i propri sistemi informatici”.

Erion Textiles traccia la tabella di marcia

Per Erion Textiles – Consorzio dei Produttori per i Produttori aperto alla partecipazione di tutti fanno i brand del settore e del quale parte brand come AmazonArtsana , Decathlon, Essenza , H&M Group, KIABI, Miroglio Fashion , OVS, Pompea , Save The Duck , – è fondamentale, in primo luogo partecipare attivamente agli sviluppi normativi , eseguendo un monitoraggio degli atti delegati di settore attraverso il Forum Ecodesign europeo e l’analogo tavolo italiano, con un focus sulla definizione tecnica del DPP tessile e sui criteri di validazione dei dati. L’obiettivo è quello di anticipare le specificità normative per orientare le scelte tecnologiche delle aziende associate.

Una volta definiti i confini normativi, bisognerà sviluppare soluzioni pilota avanzate, ovvero lavorare sulla creazione di sistemi di raccolta e gestione dati capaci di sfruttare le tecnologie blockchain per garantire l’immutabilità delle informazioni, la tracciabilità end-to-end e l’interoperabilità tra sistemi EPR esistenti. Sarà poi necessario costruire modelli collaborativi di filiera, realizzando piattaforme digitali comuni che connettano produttori, terzisti e operatori del recupero, e che siano capaci di garantire trasparenza normativa senza compromettere la riservatezza commerciale. Servirà, infine, una formazione specialistica con programmi mirati a introdurre nuove figure professionali capaci di gestire efficacemente i nuovi obblighi informativi.

Mentre l’industria della moda si interroga ancora sull’implementazione del Digital Product Passport, alcune aziende hanno scelto di passare dalla teoria alla pratica. Save The Duck e Rifò rappresentano esempi virtuosi di come le aziende possano anticipare le normative europee, sperimentando già oggi prototipi di DPP che dimostrano la concreta applicabilità di una tecnologia che punta alla sostenibilità.

“Un set importante di informazioni sui nostri prodotti sono ora consultabili dal cliente grazie a questo tool, che in origine era utilizzato per garantire esclusivamente l’originalità dei nostri capi. – ha dichiarato Silvia Mazzanti, Sustainability Manager di Save The Duck . Questa iniziativa rappresenta la nostra personale declinazione del Digital Product Passport. È lo strumento di connessione col cliente grazie al quale abbiamo iniziato a raccontare la storia di ogni capo, condividendo dettagli sulla produzione ei materiali utilizzati, le caratteristiche tecniche e le certificazioni. Attraverso il QR Code, applicato sui nostri capi, possiamo inoltre tenere informata la community sui nostri progetti e iniziative In questo primo anno abbiamo avuto decine di migliaia di accessi e contiamo di crescere ancora” .

“Noi abbiamo iniziato la nostra esperienza col Passaporto Digitale nel 2022. – ha detto Niccolò Cipriani, Fondatore e CEO di Rifò che ha costruito la propria identità sulla trasparenza e sull’economia circolare – Volevamo creare uno strumento per mostrare ai nostri clienti finali la tracciabilità della nostra filiera ; per comunicare l’impatto positivo di ogni nostro prodotto in termini di risparmio di risorse e per aumentare la consapevolezza dei consumatori sulla creazione di un capo a chilometro zero. Il Passaporto Digitale ci aiuta, così, a far capire alle persone il valore ambientale e sociale di un modo sostenibile di produrre abbigliamento ”.

Per ulteriori informazioni:

Havas PR