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Palazzo della Regione, Milano : Max Mandel, Sguardi di luce

SUCCESSO PER LA PRIMA EDIZIONE DELL’INTERNATIONAL SCLEDUM FILM FESTIVAL A SCHIO Tre giorni di cinema, moda e cultura tra cortometraggi, sfilate, masterclass e ospiti d’eccezione. Premi a Buffet di Santa De Santis e Alessandro D’Ambrosi, 7 Minuti di Alessia Bottone e alle eccellenze venete Stefano Nicolao e Amedeo Sandri. Menzione speciale a Il dito e la luna di Rossella Bergo. Ospiti d’onore del festival Donatella Finocchiaro, tra cinema d’autore e impegno civile, e Valeria Solarino, che emoziona con Le Abiuratrici e difende il valore del linguaggio sperimentale nel cinema italiano.

Gli spazi di Palazzo Lombardia a Milano ospitano dal 2 al 21 luglio l’ampia esposizione dedicata al fotografo Max Mandel, a cura di Giovanni Gazzaneo. “Max Mandel. Sguardi di Luce” è un progetto di Fondazione Crocevia con Fondazione La Rocca , realizzato in collaborazione con Regione Lombardia, dove centoventi fotografie ripercorrono quarant’anni di attività, dal 1985 al 2025, con scatti artistici e di documentazione che raccontano viaggi internazionali, esperienze, opere d’arte, contesti urbani, architettonici, paesaggistici.

Suddivisa in sei sezioni ( Sguardi di luce, Istanti, Incontri, Lo spazio dentro, Forme senza tempo, L’altra metà del lavoro ), la mostra invita a riscoprire, attraverso l’obiettivo di Mandel, la bellezza nascosta nel quotidiano, l’intensità dei piccoli gesti, la forza evocativa della luce. Nella prima sezione, Sguardi di luce , Mandel coglie particolari, anche minimi, e li traduce in immagini quasi astratte: giochi di luce e ombra su una parete, fiori in una vasca, aerei di carta in volo nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, immagini raccolte tra Europa, Medio Oriente e Asia. Istanti raccoglie una serie di fotografie realizzate tra il 2016 e il 2108 con il telefono cellulare, mentre in Incontri protagoniste sono le persone.
Nella sezione Lo spazio dentro l’occhio del fotografo si sofferma sulle suggestioni legate alle linee e ai volumi degli edifici, in Forme senza tempo protagonista è la scultura. Infine, L’altra metà del lavororaccoglie la ricerca di Mandel sul lavoro femminile: una serie di intensi ritratti in bianco e nero. Lo sguardo fugge un approccio retorico e la persona si offre in dialogo con il fotografo proponendo oggetti o simboli legati alla sua attività.

«Lo sguardo di Mandel – scrive il curatore della mostra Giovanni Gazzaneo – è mosso dalla passione della bellezza del quotidiano. Capace di coniugare sapere e vedere, vuole offrirci della realtà non la superficie, che per quanto abbagliante è pur sempre scorza, ma l’essenza, la sua poesia più intima». Una poesia che, come annota Stefano Zuffi , sembra trasformarsi in immagine in grado di evocare la stessa atmosfera di un’haiku giapponese, o «la vibrazione impressionista di un’acqua increspata di Monet». L’intensità delle immagini di Mandel è un gesto di attenzione profonda, un ascolto silenzioso, come osserva Arnoldo Mosca Mondadori , un’arte che “scorre come acqua piena di limpidezza”, capace di scomparire un attimo prima dello scatto come atto di generosità ma anche come scelta della propria poetica di lasciare spazio al mondo. Da questa attitudine nasce un equilibrio nelle opere di Mandel per cui le immagini sembrano restituire qualcosa di nascosto, che aggiunge al suo stile una qualità meditativa, aperta alla complessità della realtà ea tutti i suoi aspetti. Santo Versace , descrive così la sensazione che traspare nell’ammirare le sue opere: «amore per le persone che incontra, per i luoghi che vede, per le cose del quotidiano che accoglie così come si offrono». Nei ritratti, come nelle vedute urbane o nei dettagli architettonici, l’approccio di Mandel è sempre lo stesso: uno sguardo discreto che non pretende, ma si fa ospite. Laura Leonelli lo descrive infatti, come un attraversamento più che una visione, un’accoglienza della materia del mondo così com’è. Alla base dei suoi scatti è sempre la realtà, per quanto fragile, luminosa o imperfetta, una qualità in merito a cui Henri Cartier-Bresson afferma: «Max Mandel è un occhio: sa vedere. È scoprire un mondo nuovo, e un’opera d’arte assoluta, che è al tempo stesso una particella autentica della nostra vita quotidiana».

La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato da Corsiero editore e Fondazione Crocevia, a cura di Giovanni Gazzaneo, con testi di Henri Cartier-Bresson, Giovanni Gazzaneo, Ottorino La Rocca, Laura Leonelli, Edoardo Milesi, Arando Mosca Mondadori, Guido Oldani, Marco Roncalli, Davide Rondoni, Zingonia Zingone, Santo Versace, Stefano Zuffi.

IRMA BIANCHI COM