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Cortina 2026: Il Natale del silenzio. Perché l’hype Olimpico non scalda la regina delle Dolomiti?

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A soli 38 giorni dalla cerimonia d’apertura dei Giochi Invernali, Cortina d’Ampezzo vive le festività tra lusso estremo e scetticismo diffuso. Dietro le quinte di un Natale da ottomila euro a notte, l’evento sportivo più atteso del decennio fatica a diventare narrazione condivisa.

CORTINA D’AMPEZZO – Se chiudete gli occhi e ascoltate il suono di questo Natale ampezzano, sentirete il rumore del ghiaccio nei bicchieri di champagne e il fruscio della seta negli hotel di via Roma. Ma se cercate il battito accelerato di una città che sta per ospitare il mondo, rimarrete delusi.

A meno di 40 giorni dal 6 febbraio 2026, Cortina d’Ampezzo sembra vivere in una bolla atemporale. I riti mondani sono intatti: ostriche servite in quota, suite dal prezzo proibitivo e chalet-discoteca sold out. Eppure, le Olimpiadi di Milano-Cortina restano, per ora, un convitato di pietra.

Il lusso ignora i Cinque Cerchi?

Ciò che colpisce è la discrezione, quasi eccessiva, dell’estetica olimpica nello spazio urbano. Mentre in altre città olimpiche il countdown viene vissuto come una trasformazione visiva totale, qui prevale la cautela.

I grandi nomi dell’ospitalità – dall’Hotel de la Poste al Mirage – rimangono fedeli al loro classicismo. Non ci sono menu dedicati ai Cinque Cerchi, né installazioni iconiche che gridino al mondo l’imminenza delle gare. Persino le Tofane, cuore pulsante dello sci mondiale, attraversano il Natale tra cantieri ancora aperti e rifugi che chiudono per motivi di sicurezza, lasciando a bocca asciutta chi sperava in un’anteprima della “vibrazione” olimpica.

Tra scetticismo e rimborsi: i nodi del territorio

Dietro i sorrisi di cortesia della Gen Z e dei turisti statunitensi (che hanno trainato un incremento del +20% delle presenze), emerge uno scetticismo garbato ma radicato. Tra i residenti e gli esercenti, i commenti si fanno sottovoce:

  • Cantieri e infrastrutture: Il Media Center è ancora in costruzione e la segnaletica di gara è praticamente assente.
  • Logistica: Molti gestori di rifugi segnalano rimborsi per le chiusure forzate considerati “poco adeguati”, alimentando un clima di attesa mista a preoccupazione.
  • Marketing “low profile”: La strategia comunicativa della Fondazione, guidata da un Giovanni Malagò stimato ma qui osservato con occhio critico, non sembra aver ancora acceso la miccia dell’entusiasmo collettivo.

Il fattore umano: i volontari sono pronti

L’unica vera nota di calore olimpico arriva dal basso. L’adesione dei residenti e dei proprietari di seconde case come volontari è stata massiccia. C’è un senso civico profondo, un desiderio di far bene che trascende le polemiche sui costi o sui ritardi dei lavori.

Tuttavia, il divario resta evidente: da una parte una macchina organizzativa che corre contro il tempo tra uffici ministeriali e delibere dell’ultimo minuto; dall’altra una Cortina che preferisce rifugiarsi nel suo rito natalizio “standard”, quasi a voler proteggere la propria identità dall’invasione globale che verrà.

Un’attesa sospesa

Cortina 2026 avrebbe potuto – o forse dovuto – essere il tema portante di questo Natale. La regina dei Giochi del 1956 sembra aver scelto invece la via della neutralità.

Resta da capire se, una volta spenti i riflettori sulle festività, la conca d’Ampezzo saprà trasformare questo silenzio in un ruggito di partecipazione. Le Olimpiadi sono alle porte, ma per ora a Cortina si brinda a un passato che non vuole passare, aspettando che il futuro si presenti con un accreditamento ufficiale.